Ha già cominciato a bruciare la fiaccola che rimarrà accesa per 100 giorni a Kigali, a ricordare le circa 800.000 vittime del genocidio del Ruanda del 1994, soprattutto di etnia Tutsi.
“Vent’anni fa il Ruanda non aveva un futuro, solo un passato. Oggi possiamo celebrare normali momenti di vita, che gli altri danno per scontati. Se il genocidio rivela la scioccante capacità dell’uomo di commettere crudeltà, le scelte del Ruanda mostrano la sua capacità di rinnovamento”. Queste le parole con cui il presidente del Ruanda Paul Kagame ha inaugurato la cerimonia di commemorazione, a cui erano presenti anche il segretario dell’Onu Ban Ki-moon e numerosi funzionari stranieri.
Otto stati africani erano rappresentati dai relativi capi di stato, mentre tra gli europei nessun capo di stato ha assistito alla cerimonia. A rappresentare il Belgio era presente il ministro degli affari esteri belga Didier Reynders. Assente invece la Francia, a seguito delle dichiarazioni di Kagame, che in un’ intervista rilasciata a “Jeune Afrique” pubblicata il 6 aprile, accusava esplicitamente la Francia di avere partecipato al genocidio. Le accuse sono state poi ribadite durante le celebrazioni.
Delle critiche sono state riservate nel discorso di apertura anche al Belgio. Kagame ha infatti rievocato le responsabilità coloniali di fronte al genocidio, indicando il ruolo del regime coloniale nell’incitare l’ostilità tra i gruppi etnici ruandesi Hutu, Tutsi e Twas.
Il ministro Didier Reyners, intervistato da “Le Soir”, ha dichiarato di non avere nessun problema riguardo queste accuse, dal momento che si tratta di una questione di cui in Belgio si è discusso “centinaia di volte”. Reynders ha riferito a “Le Soir” di aver incontrato il presidente Kagame e di avergli ricordato che “in Belgio, abbiamo fatto un lavoro di riflessione sugli errori della colonizzazione e su quelli del periodo del genocidio, un lavoro che altri (riferendosi ai francesi), non hanno fatto”. Il ministro ha inoltre detto di aver chiesto a Kagame di impegnarsi per l’organizzazione di elezioni più democratiche nel 2017 e di partecipare agli sforzi per una maggiore stabilità nella regione.
Valentina Pavarotti